domenica 19 gennaio 2014

Capitan America 8: lasciate ogni speranza...

....O voi ch'intrate nella dimensione Z, la dimensione creata dal Dottor Zola al fine di organizzare un esercito con cui conquistare il nostro mondo. Una dimensione brutale, una dimensione in cui ogni granello di sabbia rappresenta una minaccia mortale, una dimensione in cui il dolore e la sofferenza sono comuni quanto l'ossigeno; una dimensione in cui, con l'inganno, è stato rinchiuso Steve Rogers, il nostro capitano preferito.
Avevo già parlato della dimensione Z in un articolo sul blog "secondario" in cui collaboro con altre due persone, ovvero questo articolo. Mi pare si fermasse al numero 6 e non avevo minimamente intenzione di andare avanti a scrivere di questa serie, non perché faccia schifo, ANZI, ma perché mi pare inutile commentare ogni numero di una serie che esce mensilmente in edicola. Discorso valido per qualsiasi altra serie, ma non per questa. Purtroppo. Purtroppo poiché ogni numero è una tortura psicologica, un pugno allo stomaco da parte di un pugile, una pistolettata al cuore.
Il numero 7 continuava con la sua filosofia del "al peggio non c'è mai fine" quando cap, alla ricerca di suo figlio, si inoltrava nella  base di Zola con la speranza di riuscire a trovarlo. E che succederà di così tanto brutto? Beh, lo trova.
Copertina del numero 7, quindi non cacate che è uno spoiler. 
Ian, il figlio di Cap, è in realtà il pargolo di Zola che lui ha rapito da bambino per evitargli di vivere una vita dedita al male. Cioè, succede nel primo numero, ed è la vicenda intorno alla quale si articolerà tutta la serie: il capitano, dopo anni in solitudine, ha un figlio. Non sangue del suo sangue, è vero, ma è suo figlio e lui ci tiene a ribadirlo costantemente. Ian è un piccolo Rogers, addestrato nel combattimento e pieno dei valori morali che caratterizzano il nostro capitano preferito, rendendolo un degno successore dell'eroe. Qual è, quindi, il problema? Ovvio: la dimensione Z. Luogo inospitale, come detto in precedenza, che riesce a rendere un mostro chiunque ci viva dentro. O meglio, o ti rende un mostro o uno schiavo assoggettato al potere di Zola. Non vi sono vie di mezzo, non vi sono città o villaggi liberi: ci sono soldati e schiavi, e insieme a questi ultimi si nascondono Cap e il suo pargolo. Tutto prende una piega mala quando, rapito dal padre biologico, a Ian viene fatto il lavaggio del cervello al fine di farlo ribellare contro il suo padre adottivo (come potete dedurre dall'espressione di amore totale nei suoi occhi sulla copertina del numero 7). E voi, se foste nel povero Steve, cosa fareste faccia a faccia con vostro figlio che tenta di uccidervi? Vi fareste pestare tentando di farlo rinsavire a parole o lo uccidereste senza nessuna pietà? 
Chi ha optato per la seconda risposta può uscire da questo blog e andare, grazie, è stato bello ma non mi voglio sentire legato, ho le mie esperienze da fare prima di una storia seria. 
Pigliandosi sberle, proiettili e repliche del suo scudo addosso (giuri), cap ce la fa e fa rinsavire Ian. La tragedia, che accompagna questa saga fin dal primo episodio, per un attimo cessa. Le nuvole spariscono, smette di piovere e il sole ricomincia a splendere. Poi, UNA pagina dopo, ciò che non dovrebbe mai accadere accade. Il sole, apparso dietro le nuvole, esplode e distrugge la terra. Ci si ritrova a leggere le ultime pagine pensando "no, no, no, non è possibile, uccidetemi" mentre si trattengono le lacrime all'estremo. Il dramma è successo. Cap non sarà mai più come prima, ma non solo lui, tutto il suo mondo non sarà più come prima. Perché quella è la morte di un uomo e, temo, di un eroe che per anni ci ha accompagnati facendoci da esempio morale al quale ispirarsi. 
Recuperate gli arretrati e iniziate a leggere questa serie. Vi state perdendo un pezzo di storia della Marvel e sono felice di essere qui per assistervi, seppur con qualche mese di differenza rispetto all'America.
Shao-rat-tzee.
"Guarda papà, Batman e Robocop!" "Dovevamo abortire, quel giorno"

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