giovedì 21 agosto 2014

Grazie, Robin.

Sono ufficialmente passati dieci giorni da quel momento. Da quando una delle figure di riferimento della mia infanzia, Robin Williams, ha deciso che per lui era probabilmente troppo. Non riesco ancora bene a capacitarmene, nessuno ci riesce. Quando vedevo i suoi film, era come se vedessi mio zio recitare in una fiaba che mi aveva raccontato mille volte. Jumanji, Hook, L'uomo Bicentenario, Mrs. Doubtfire, passando per film come Toys o Flubber: tutte parti della mia vita. I primi due, soprattutto, rientrano pienamente nei film che ho visto più volte nella mia vita. La videocassetta di Jumanji penso di averla consumata, quella di Hook la mettevo nel videoregistratore tutti i giorni e me la guardavo in continuazione. Non so bene cosa dire, ma so che volevo scrivere queste righe da giorni, senza trovare bene un modo per ordinare tutto.
Jumanji. Quel film mi piacque molto già dalla prima volta poiché, oltre al concetto di base che reputo tuttora interessantissimo, Williams riusciva a interpretare un ragazzino di quattordici anni dentro al corpo di un quarantenne (più o meno, non ricordo quanti anni avesse ai tempi) facendolo sembrare realistico e assolutamente naturale. In più, come diceva il signor Parrish, "un avversario prima o poi va affrontato". Robin, in effetti, penso lo abbia affrontato. Perdendo. Forse non si sentiva abbastanza forte, forse pensava non ci fosse via di uscita, forse voleva andarsene prima di essere visto solo come un povero invalido. Non lo so. Non sono mai entrato nella sua testa e, anche potendo, ormai è tardi.
Hook, capitan Uncino. Ancora oggi uno dei miei film preferiti. Non è un film perfetto, assolutamente, e ha dei momenti un po' buttati li (la morte di Rufio in primis. Povero Rufio), ma ha calato Robin nei panni del bambino che non voleva crescere mai e lui ci si è adattato come se fosse nato per farlo. Non nascondo che, ancora oggi, ogni volta che vedo la prima scena di volo mi commuovo discretamente. Uno di quel film che ti rimane dentro, che ci rimane dentro a tutti noi, bambini in quegli anni.
Bambini cresciuti vedendo il suo sorriso gentile, abituati a vederlo in qualche film all'anno, bambini che riguardano i suoi vecchi classici e si emozionano ancora. Bambini che hanno avuto la fortuna di vivere negli stessi anni di un grande, grande attore.
È stato un gran bel gioco, Robin.
Bangerang.

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