lunedì 18 febbraio 2013

Superman comunista: red son spacca i culi

Forse l'ho già detto qualche tempo fa, ma non capisco per quale motivo la DC si diverta così tanto a piazzare i propri eroi dentro dei "what if?". Giusto per chi non sapesse cosa sia un what if: un "what if?" è una serie ambientata in un universo alternativo, che mostra cosa sarebbe successo se, nella vita di un personaggio, fosse cambiato un minimo particolare. Non solo, alcuni mostrano anche come potrebbe finire/morire lo stesso personaggio, ma non è il caso del fumetto di cui voglio parlare oggi.
Dicevo. Questo è l'ennesimo "what if" targato DC, in cui Mark Millar (sempre sia lodato) ci mostra cosa sarebbe successo se la navicella proveniente da Krypton e contenente il neonato Kal-el fosse atterrata in Russia invece che nel Kansas, tra le braccia di due contadini rossi invece che tra quelle amorevoli dei coniugi Kent, da sempre esempio di vita retta, sana e all'insegna della giustizia e del buonismo.
"Superman: red son" parte da questo premessa per tessere una storia che ci mostra il nostro superuomo preferito sotto una luce diversa, a tratti quasi odiosa e oscura, ma andiamo con ordine.

Premessa: se odiate le americanate, non leggete questa storia. Magari non tutti lo hanno capito, ma Millar (spero con tutte le buone intenzioni del mondo) ha dipinto una Russia comunista quasi stereotipata, socialista fino al midollo, in competizione con la povera e indifesa America che si vede lasciata indietro durante la corsa agli armamenti a causa della comparsa del suddetto superuomo. Per carità, è storicamente fedele (sebbene con alcune licenze artistiche atte a modificare il mondo quel poco da renderlo credibile per la vicenda), ma trasuda veramente ORGOGLIO AMERICANO da tutti i pori. Il nemico principale, ovviamente, è quel coglione di Lex Luthor. Io ODIO Luthor, lo trovo dannatamente odioso. Ok, è un genio, ok, può inventarsi un sacco di roba per accoppare il mio alieno preferito, ma è spocchioso, arrogante e dannatamente sicuro di se. Insomma, merita tutte le botte che potrebbe prendersi. Luthor, da bravo cattivo geniale, viene incaricato dal governo di creare un clone di Superman in modo da avere un'arma equivalente per la guerra. Il risultato è Bizarro che, sebbene inferiore all'originale, dimostra molto più eroismo disinteressato in una sola scena che Superman in tutto il volume. A mio avviso, ovviamente. Dopo l'inevitabile sconfitta di Bizarro, Lex decide che è il momento di uccidere Superman poiché il suo clone ha osato batterlo a scacchi. Quest'onta va lavata con il sangue!
Da quel momento, il pazzo pelato crea un sacco di supercattivi per tentare di prevalere sul super russo (diventato nel frattempo capo di stato a causa della morte di Stalin), fallendo sempre miseramente.
Nel mezzo, Wonder Woman comunista per amore, utile quanto il fratello di Hal Jordan nel film di "Lanterna Verde". Oltre a lei, Batman russo che riesce a sconfiggere il dittatore bastardone (si, Supes è diventato il classico stereotipo di dittatore comunista) per poi venire inculato dall'amazzone sopra citata. Metaforicamente. La storia prosegue, vediamo tutta la vita del super russo fino alla conclusione, degna di essere letta.
Ora. In questa storia la qualità c'è, e si vede, ma ha troppi punti alquanto dubbiosi che mirano il risultato generale. Il fatto che Lois Lane sia relegata a personaggio secondario sebbene tutte le volte che appaia sia per fare qualcosa che stravolgerà la storia, la mancanza di un vero senso della giustizia da parte del più grande eroe del mondo (cioè, i dissidenti politici vengono lobotomizzati e resi schiavi robot...) e una conclusione abbastanza casuale (per quanto bella, non lo metto in dubbio) sono i punti più precari di quest'opera imponente, bel il resto ben strutturata, ben scritta e con una storia di sfondo molto ricercata.
Ci tengo, però, a fare il confronto con il volume letto settimana scorsa, ovvero quel capolavoro di "Identità segreta". "Identità segreta" parte con tutte le premesse per diventare un volume epico e maestoso, per poi trasformarsi improvvisamente in qualcosa di raffinato, poetico e filosofico: la vità dell'uomo viene esplorata in tutto il suo arco, non è più Superman a vestirsi da Clark Kent ma il contrario, e la differenza si vede eccome. Il finale, poi, lascia il lettore con una tristezza insolita nel cuore ma, allo stesso tempo, con la soddisfazione di sapere che Clark alla fine ce l'ha fatta e ha avuto la vita bellissima che si meritava, senza supercattivi improbabili o altre boiate. "Red son", invece, parte come una sorta di fumetto politico-storico, per poi trasformarsi in un ciclo di "Lex attacca Supes che lo batte, Supes dice all'amurrica di stare attenta e si crogiola nel vedere la magnificenza della Russia, poi Lex lo attacca di nuovo" e perdere molta della filosofia iniziale. Solo verso la fine la poesia torna nella storia, quando i pugni si sono esauriti e quando il nostro "eroe" (in questa storia non me la sento di definirlo tale) capisce di aver sbagliato approccio in tutto, ritirandosi. Il finale, poi, fa sembrare il tutto quasi ridicolo, ma è uno spoiler davvero troppo grande e non ho il cuore di dirlo. Scusatemi, motivo in più per leggerlo.
Articolo più lungo del previsto, ma le cose da dire erano tante!
Spero abbiate gradito la lettura, un saluto a tutti, buon inizio settimana!
Mi sono dimenticato, parte come eroe che salva tutto il mondo e poi diventa un coglione. Regardz.

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